lunedì 6 febbraio 2012

CONFERENZA STAMPA BONO SU INCHIESTA ''ORO BLU''

I motivi per i quali ho ritenuto di convocare una conferenza – stampa, sono due:
Quello di dissipare un evidente equivoco che sta danneggiando gravemente ed immotivatamente la mia immagine pubblica.
Quello di rendere pubblici la mia sorpresa e la mia amarezza per il contenuto della conferenza-stampa, organizzata dagli organi inquirenti che non condivo nè nel metodo nè nel merito.

Escludo categoricamente di aver ricevuto nei giorni scorsi qualsiasi notifica di provvedimenti o di richieste relative all’inchiesta ORO BLU.
La mia posizione nell’ambito di questa inchiesta è rimasta la stessa, ben nota, di un anno addietro originata dalla denunzia di alcuni imprenditori legati a SAI8, e per questo fortemente interessati a screditarmi, che sono arrivati ad interpretare come pressione indebita la mia convinta e coerente azione politica ed amministrativa tesa a fare rispettare un contratto nell’esclusiva tutela dell’interesse pubblico.
Con grande rispetto per l’azione della magistratura inquirente e per il suo obbligo di indagare su ogni notizia di reato che le pervenga, mi sono spontaneamente e immediatamente presentato al Pubblico Ministero al quale ho spiegato e documentato le ragioni della mia azione rigettando qualsiasi accusa.
Rispetto a questo quadro l’unica novità è che il Giudice che ha esaminato gli atti inviati dalla Procura ha ritenuto che, nonostante una lunga ed attenta attività di indagine, non siano emersi a mio carico elementi tali da fare fondatamente ipotizzare un mio coinvolgimento nella vicenda.
Sono pertanto stupìto ed amareggiato che la mia posizione sia stata accomunata ad altre che, a torto o a ragione, sono state invece valutate dal giudice negativamente.
Non posso accettare che il processo a mio carico venga svolto sulla piazza e senza la mia partecipazione ed avrei avuto il diritto di vedere trattata la mia posizione nel processo e con la riservatezza dovuta alla fase delle indagini in corso e non fuori dal processo.
In tal modo mi vedo costretto, mio malgrado, a riprendere pubblicamente fatti e questioni che avevo depositato alla conoscenza dei magistrati, tendenti a dare l’esatta dimensione degli avvenimenti, per la parte che mi riguarda.
In particolare sono palesemente vittima di un attacco orchestrato dai responsabili dell’impresa gestore del sistema idrico integrato di Siracusa teso ad estromettermi dalla gestione dell’Ato idrico.
L’amarezza è che questo obbiettivo effettivamente è stato raggiunto!
Il risultato è che non solo in barba alla sentenza di merito del CGA il rapporto con il gestore continua, ma lo stesso non ha mai depositato né le fideiussioni oggetto dei miei interventi, né tanto meno quelle ben più onerose legate alla garanzia della corretta realizzazione del complesso di opere contrattuali da realizzare per l’importo di ben 500 milioni di euro. Inoltre da quando sono andato via io non é stato più versato un solo euro di canone, a fronte delle tariffe dei cittadini che invece si continua a riscuotere.
Questo si che é davvero “Oro blu”, e cioè gestione senza costi e garanzie.
Respingo, poi, con forza e con grande decisione anche il semplice accostamento, spero involontario, del mio nome alla vicenda dei veleni contro e dentro la Procura, che non mi riguarda neanche lontanamente e che in ogni caso non appartiene al mio modo di agire che è sempre stato pubblico e trasparente e mai sotterraneo e delatorio.
Respingo con amarezza e con stupore l’effetto di accomunare la mia persona ad un più generale e generico malaffare della politica al quale non appartengo né ho mai appartenuto.
Respingo, altresì, così come ho già fatto all’interno del processo, le accuse che la stampa riporta come essermi state mosse durante la conferenza stampa dal Procuratore della Repubblica e mi rimetto su questo, come sempre ho fatto, alla valutazione indipendente dei magistrati competenti all’esaminare le accuse.
Non solo le pratiche affaristiche e clientelari mi sono da sempre estranee, ma ne ho fatto una ragione fondamentale di lotta e contrasto in tutta la mia attività politica.
Sono un politico onesto, che non è mai stato oggetto di indagini giudiziarie e non è stato mai neanche “chiacchierato”, che non a caso vuole concorrere al complessivo rinnovamento della politica attraverso anche iniziative forti che ho già da tempo messo in cantiere.
In tal senso, a chi strumentalmente chiede le mie dimissioni, rispondo che la mia vicenda muove al contrario proprio dalla attuazione delle pratiche della buona politica, e cioè dalla politica che non si vende, che non pratica attività spartitorie, che vuole il rigoroso rispetto di leggi, regolamenti e contratti, e che può essere fermata solo dal ricorso alla calunnia.
Aggiungo, solo per inciso, che peraltro di fatto ho rinunciato alla presidenza dell’Ato, senza averne neanche avuta richiesta, proprio per consentire che l’inchiesta potesse avvenire, come è stato, senza alcuna difficoltà.
Ripeto che dalle notizie diffuse dalla stampa non può che trarsi una sola conclusione: il Giudice nella sua terzietà ed indipendenza ha rigettato le richieste della Procura nei miei confronti ritenendole infondate. E questa decisione va rispettata e valorizzata da tutte le parti e dalla collettività. Mi auguro di poter leggere, quando mi sarà posto a disposizione, l’intero provvedimento del Giudice per valutarne le motivazioni che spero abbiano preso atto dell’interesse dei denuncianti contro la mia persona e della linearità, coerenza e correttezza della mia azione politica ed amministrativa."


On. Dott. Nicola Bono 

mercoledì 16 novembre 2011

NUOVA LETTERA AD ALFANO

Facendo seguito alla precedente lettera aperta del 31 Agosto scorso, ho scritto nuovamente al Segretario al fine di scongiurare quelli che appaiono sempre più chiaramente tentativi di restaurare le vecchie egemonie politiche del passato, condannando definitivamente l'Italia ad una irreversibilie crisi economica e sociale.

All’On. Angelino Alfano
Segretario Nazionale P.d.L.

Caro Segretario,

Ti scrivo una seconda volta una lettera aperta, perché la gravità della situazione in cui versa la nostra Patria è tale da imporre a tutti di prendere posizione e dare un contributo per uscire dal tunnel infinito in cui siamo precipitati.
Certo, l’intervento, sarebbe stato meglio farlo magari in Consiglio Nazionale, nell’ambito di un libero confronto fra tutte le anime di un partito che, contrariamente ad ogni logica, più cerca di costruirsi radici popolari, come si è tentato con il tesseramento, più vede ridurre i livelli di partecipazione alle decisioni, e ciò avviene incredibilmente in coincidenza con il progressivo aggravamento della situazione.
Infatti è paradossale che davanti alle dimissioni del Presidente Silvio Berlusconi e alla conseguente caduta del Governo di Centrodestra, e a fronte di una ipotesi devastante come la nascita di un Governo sedicente “tecnico”, non ci sia stato alcun confronto e nessuna analisi, né la classe dirigente nazionale, che ha sostanzialmente fallito, si è posta il problema di spiegare, e semmai spiegarsi, ciò che è accaduto, perché e soprattutto cosa fare in futuro.
Eppure le cose sono abbastanza chiare. Personalmente non mi sono mai piaciuti quelli che dicono “l’avevo detto”, e non li imiterò. Mi limiterò ad osservare che nella mia precedente lettera del 31 Agosto scorso, avevo sollevato una serie di questioni che se affrontate, non solo avrebbero impedito la caduta del Governo, ma avrebbero convinto l’Europa e i mercati della volontà di avviare il Paese seriamente verso una fase di sviluppo.
Ho fatto riferimento, infatti, alla necessità di modificare radicalmente un apparato normativo vetusto e inadeguato in quasi tutti i settori nevralgici, dal sistema previdenziale alla disciplina delle attività produttive, finanziarie e professionali, afflitto da insopportabili vincoli protezionistici e burocratici, spesso forieri di corruzione diffusa e disservizi, che impediscono al sistema ITALIA l’esercizio della benché minima competitività e stanno rubando il futuro ai nostri giovani.
Nulla di tutto ciò è stato fatto, e il Governo è caduto esclusivamente per viltà e conseguente incapacità di fare le scelte strategiche anticrisi.
La viltà di vedere sfumare l’alleanza con la Lega Nord, di perdere consensi per le misure impopolari, di urtare la suscettibilità delle varie corporazioni, che non ci hanno mai votato, almeno nei loro vertici, e che dopo averci impedito di governare, ora brindano alla sconfitta, e si preparano a piazzare i loro uomini al Governo, per meglio blindare i loro indifendibili interessi che stanno portando il Paese al totale fallimento.
Si tratta di un vero e proprio ritorno al passato, agli anni precedenti alla rivoluzione liberale del 1994, che purtroppo ha fallito proprio sul punto più delicato per cui era nata e cioè la modernizzazione di un Paese che oggi è peggio di come lo aveva trovato e, soprattutto, deluso e senza speranza.
Questo stato d’animo collettivo è aggravato dalla prospettiva della costituzione di un cosiddetto “Governo tecnico”, destinato nei desiderata dei suoi più autorevoli sponsor a una missione impossibile e cioè obbedire alle richieste dell’Unione Europea, salvaguardando contemporaneamente i privilegi delle lobby economiche e finanziarie, responsabili dell’assenza di politiche per affrontare e superare la crisi.
Un pasticcio dal quale, con tutte le mie forze, voglio prendere le distanze e dal quale Ti invito vivamente a fare altrettanto e operare per scongiurare questo ulteriore tragico errore.
Non sono d’accordo con l’appoggio corale a un Governo Tecnico in primo luogo perché da oltre quattro mesi l’Italia è nella giostra della speculazione mondiale e nessun esponente dell’opposizione ha mai offerto la sua collaborazione a difesa dell’interesse nazionale, ma tutti hanno sempre anteposto a qualsiasi coinvolgimento le preventive dimissioni del Governo, legittimato dal voto popolare a governare; in secondo luogo perché un governo sostenuto da forze politiche culturalmente e idealmente alternative, non può per definizione avere un progetto di sviluppo condiviso e, quindi, è impossibilitato ad operare proprio sulla questione centrale che va affrontata e risolta e cioè elaborare un progetto di sviluppo capace di dare un futuro al Paese; in terzo luogo perché un tale Governo sarà naturalmente ostaggio dei poteri forti, che continueranno a imporre i loro vincoli protezionistici, incuranti di portare il Paese al naufragio; in quarto luogo perché è ipocrita e illusorio pensare che un governo tecnico, vittima di veti contrapposti e sostenuto da forze politiche timorose di alienarsi consensi popolari, potrà mai adottare le misure necessarie a fare uscire l’Italia dalle secche della crisi; in quinto luogo perché, ogni giorno di ritardo nell’adozione delle decisioni che devono essere prese, è un giorno in meno per la salvaguardia degli interessi generali del Paese; perché infine l’unico risultato del Governo tecnico sarà quello di consentire alle forze politiche lo squallido esercizio dello scarica barile sulle poche e quindi inutili misure impopolari che verranno prese su imposizione dell’U.E., con la speranza di pagarne ciascuno elettoralmente il prezzo minore.
E invece c’è la possibilità di uscire dalla crisi, se solo si riuscirà a capire che la salvaguardia dell’interesse nazionale e quindi generale di tutto il popolo italiano, lobbisti compresi, deve tornare ed essere al centro delle decisioni che, senza indugi, vanno immediatamente prese da un Governo, invece che sostenuto da una maggioranza parlamentare, tenuta insieme dall’opportunismo e derivante da un contesto elettorale ormai obsoleto, piuttosto legittimato da un consenso diffuso da parte dell’opinione pubblica, che va ora consultata e resa pienamente partecipe dei problemi e delle possibili soluzioni, e non più né blandita, né truffata, circa i provvedimenti di radicale riforma che è necessario assumere.
Per questo preferisco le elezioni all’agonia di un Governo tecnico, che può al massimo svolgere il ruolo di curatore fallimentare del Paese.
Per tali ragioni non intendo associarmi al coro ipocrita e interessato di chi vuole nascondersi dietro “l’interesse nazionale”, “le esigenze superiori del Paese” e una pletora di simili frasi ad effetto per ottenere il rinvio elettorale, perché ha paura del giudizio popolare, e punta solo ad allungare la sua vita istituzionale unicamente in una logica di squallido “tirare a campare”.
E’ ovvio, però, che le elezioni non potranno essere fatte con il Porcellum, una legge che ha evidenziato tutti i limiti e i difetti del sistema proporzionale e nessun pregio, neanche quello della presunta fedeltà dei nominati, perché l’ultima crisi ha dimostrato che, quando è in gioco il loro interesse personale, questi tradiscono meglio degli eletti, anche perché non devono neanche dare conto a una base elettorale.
Non v’è dubbio, inoltre, che votare senza la riforma elettorale toglierebbe quella residua credibilità alla Istituzione Parlamentare, che costituisce uno dei fattori più seri che alimenta la reazione dell’antipolitica.
Ti invito, pertanto, a riunire gli organi statutari e a organizzare una opportuna consultazione degli iscritti, anche online, perché decisioni fondamentali per il futuro del Paese non possono essere esclusivo appannaggio di una ristretta cerchia di dirigenti, ma al contrario, il frutto di una attenta riflessione con il fondamentale contributo della base, che deve potersi esprimere con scienza e coscienza, e dare tutta la forza che solo le decisioni condivise possono esprimere e di cui si avverte disperato bisogno, soprattutto nei momenti di grande difficoltà.
La mia valutazione è, quindi, nell’immediato favorire un governo tecnico non solo a tempo, ma anche a obiettivi predeterminati e cioè l’adozione delle misure imposte dall’U.E. o perlomeno, di quelle che le lobby consentiranno di approvare, e la riforma della legge elettorale, seppellendo definitivamente il Porcellum, con il recupero del Tatarellum, così come chiesto da 1.200.000 sottoscrittori del referendum abrogativo, e subito dopo l’indizione delle elezioni anticipate, entro al massimo il mese di Marzo del 2012, per consentire che gli Italiani scelgano i propri Parlamentari e, soprattutto, una linea di Governo credibile, e capace di restituire il futuro alla nostra Patria.
A queste condizioni, sono certo che ce la possiamo fare.
Con l’amicizia di sempre.

Avola, 16 novembre 2011

On. Nicola Bono
Dirigente P.d.L.

martedì 13 settembre 2011

MOBILITIAMOCI! FIRMIAMO E PORTIAMO A FIRMARE PIU' PERSONE POSSIBILE!

Ho deciso di firmare per il Referendum abrogativo della Legge Elettorale attualmente in vigore e di collaborare alla raccolta delle firme, perché ho sempre manifestato la mia contrarietà ad un sistema elettorale che ha tolto ai cittadini Italiani il diritto di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento.
È, infatti, inaccettabile che la scelta di Deputati e Senatori sia una prerogativa esclusiva degli apparati dei Partiti, che in tal modo hanno svuotato il concetto di rappresentanza ed hanno fortemente alterato i meccanismi decisionali del Parlamento, soprattutto in termini di indipendenza e libertà dei singoli Parlamentari, che non possono dissentire dai loro mentori, pena l’esclusione dalla “Nomina” nella successiva tornata elettorale.
L’unico principio seguito nella selezione di Deputati e Senatori è essenzialmente quello della fedeltà cieca e assoluta ai capi che ne decidono la candidatura.
Un altro aspetto estremamente grave dell’attuale sistema è rappresentato dallo squilibrio della rappresentanza elettorale a favore delle grandi Città rispetto al resto dei territori, molti dei quali sottorappresentati e in qualche caso non rappresentati.
Da sei anni, e cioè da quando è stata approvata questa legge, non c’è quasi più alcun collegamento tra gli eletti e gli elettori, ed è evidente che alla base della ventata dell’anti–politica c’è la reazione a questo intollerabile vulnus dei più elementari principi di democrazia rappresentativa, che ha aumentato esponenzialmente la frattura tra Popolo e Palazzo.
Con l’abolizione dell’attuale Legge Elettorale, non a caso definita “PORCELLUM”, verrà ripristinato il sistema elettorale precedente, denominato “MATTARELLUM”, che comporta il ripristino dei Collegi Elettorali uninominali per la Camera e per il Senato, restituendo il diritto di esprimere la propria preferenza agli elettori e determinando la corretta rappresentanza di tutti i territori della Repubblica.
Occorre un forte sforzo per raggiungere le firme entro il 25 Settembre e pertanto invito tutti i cittadini, che condividono tali opinioni, ad apporre la propria firma negli appositi moduli e contribuire in tal modo a ricucire il rapporto tra la Società e le Istituzioni.
Uno dei luoghi di raccolta firme, ad Avola, è presso la mia segreteria sita in Corso Vittorio Emanuele n. 201.
Altri amici impegnati nella raccolta firme operano a Siracusa, Floridia, Francofonte, Lentini, Solarino, Noto, Pachino, Rosolini, Priolo e in quasi tutti i Paesi della Provincia.
Per avere i riferimenti dei responsabili e dei luoghi di raccolta rivolgersi alla mia segreteria o telefonare ai nn. 337893198 o 0931832922.

martedì 6 settembre 2011

Referendum sulla legge elettorale: Sì all’abolizione del Porcellum.

In punta di piedi e stranamente senza clamori è partita il 13 Agosto una iniziativa referendaria per l’abrogazione delle riforma elettorale che ha trasformato dal 2005 in poi il Parlamento Italiano da sede degli eletti del Popolo, a luogo di raduno di yes man (e yes woman) e cioè di nominati da parte di  una ristrettissima cerchia di notabili che, pur non emulando fino in fondo Caligola, pur tuttavia ha operato scelte quasi mai  ispirate al miglioramento qualitativo delle due Camere.
Una legge da tutti, compresi gli autori, considerata non a caso un “Porcellum”, che non solo ha costituito un insopportabile iato tra Popolo  e Palazzo, togliendo il diritto ai cittadini di votare i propri rappresentanti, ma ha soprattutto contribuito a svuotare di qualsiasi autonomia di giudizio il Parlamento, i cui componenti ben sanno di avere un solo dovere e cioè obbedire ai propri mentori, pena il venir meno del diritto alla rinomina nella tornata successiva.
Da qui una serie di conseguenze gravissime di grave vulnus della democrazia, a partire dalla equa e corretta rappresentanza in Parlamento dei vari territori della Repubblica, con distorsioni gravi a favore delle grandi città, e in particolare, della Capitale, rispetto a intere regioni del tutto sottorappresentate, come è accaduto alla Sicilia nell’ultima tornata elettorale, soprattutto da parte del PD che ha fatto eleggere nell’isola una quantità esagerata di esponenti non siciliani, emulato peraltro nel resto d’Italia un po’ da tutti i partiti. E così ci sono in Parlamento politici spesso in passato trombati, o con nessuna esperienza elettiva precedente, che se candidati, stenterebbero a prendere i voti dei propri familiari, che si muovono come opinion leader, e si atteggiano a improbabili esponenti di inesistenti masse popolari, mentre nei fatti non riuscirebbero ad essere eletti neanche in un Consiglio Comunale.
 Quasi nessuno di questi signori segue il territorio, fa segreteria, riceve i cittadini, si fa carico delle esigenze private e collettive delle aree rappresentate, perché tanto la loro vita e carriera dipende solo dal Presidente del Partito, o da uno dei suoi fidi Consigliori, cui basta essere proni, per ottenere la conferma del mandato.
Una vergogna che va cancellata, anche perché a ispirare  buona parte dei sentimenti dell’antipolitica ha contribuito fortemente appunto  l’esproprio del diritto di scelta determinato da  questa  assurda legge di riforma elettorale, imposta a suo tempo dall’UDC di Casini, ma gradita a tutti gli apparati dirigenziali dei partiti.
Per questo intendo apporre la mia firma e invito tutti gli elettori a fare altrettanto, recandosi presso i Comuni di residenza, senza necessariamente attendere che si installino i banchetti per la strada. Ma questa volta il referendum non deve fallire per mancanza del quorum. E per questo mi permetto rivolgere il mio invito al comitato organizzatore del referendum a spoliticizzare la propria impostazione, che finora si è caratterizzata più come l’azione di un gruppo del PD, in particolare di una parte dell’ex Margherita, piuttosto che, come dovrebbe essere, una spontanea e convinta iniziativa bipartisan per restituire agli Italiani il diritto di scelta dei propri rappresentanti politici.
Appare oltremodo perniciosa l’assenza nel Comitato Promotore di esponenti politici di altri partiti, in particolare del Centro Destra, che va immediatamente superata per evitare di nuocere all’obbiettivo finale.
Sono certo che ai promotori non sfuggirà l’importanza di una immediata apertura a chiunque, pur nel rispetto della propria appartenenza politica, desideri contribuire ad una battaglia per rendere il sistema politico nazionale più democratico e sicuramente più partecipato, così come sono certo che tali aperture non sarebbero ignorate da parte di tanti esponenti di Centrodestra che non hanno mai condiviso questa riforma e che sarebbero assolutamente d’accordo e disponibili a battersi per abolirla.

mercoledì 31 agosto 2011

Manovra finanziaria: Lettera aperta all’On.le Angelino Alfano, Segretario Nazionale P.d.L.

             Caro Angelino,
 c’è un tempo per parlare ed uno per agire e credo che per il Nostro Paese sia arrivato il momento di prendere le decisioni giuste senza farsi condizionare dagli interessi di bottega e correndo anche il  rischio dell’impopolarità.
È infatti  autolesionistico continuare ad alimentare uno scontro sui  singoli punti di una manovra che rischia solo di essere una sconfitta per tutti, essendo un provvedimento che fallisce l’obiettivo fondamentale che dovrebbe invece perseguire, e cioè soprattutto quello della  ripresa economica.
Non capisco quali siano le logiche cui si è ispirato il Ministro Tremonti, che ho sempre stimato e difeso, che ha smentito se stesso nel presentare una manovra che avrebbe potuto fare perfino Visco, attenta ai numeri per adempiere un mero obbiettivo contabile imposto dall’UE, ma destinata ad infliggere un colpo di grazia alle speranze di  ripresa economica del Nostro Paese.
Non mi pare vero assistere ad  uno scontro sulla manovra tutto  parametrato su quale categoria o settore della società debba pagare il prezzo più alto.
Mi sembra kafkiano che esponenti del mio partito e in generale della maggioranza teorizzino le più fantasiose modifiche, purché nel “rispetto rigoroso dei saldi”, come se il problema fosse di quadratura del bilancio dello Stato a prescindere dalle ricadute che ogni singola misura comporta e non di come fare ripartire un’economia  che  è  a un passo dalle recessione e quindi del coma irreversibile.
Ma la  cosa che reputo onestamente più insopportabile è che nessuno si chieda perché la nostra economia langui in tal modo e da tanto tempo.
È giunta l’ora di riconoscere il vero nodo gordiano, ossia un apparato normativo vetusto e inadeguato in quasi tutti i settori nevralgici, dal sistema previdenziale alla disciplina delle attività produttive e professionali, ma anche inutilmente farraginoso per gli innumerevoli vincoli burocratici e gli  insopportabili  condizionamenti introdotti via via ad ogni livello (tributario, contabile, amministrativo, autorizzativo ecc..), che hanno reso il nostro Paese invivibile per qualsivoglia attività imprenditoriale, con di contro una speculare esagerata implementazione del potere della Pubblica Amministrazione, spesso foriero di corruzione e disservizi
Se queste sono, per avventura, le vere ragioni del collasso produttivo italiano, di grazia come si può pensare di rilanciare un Paese con una manovra che non affronta nessuno di questi temi, ma alcuni perfino li aggrava?
 E allora, caro Angelino, non serve raggiungere accordi con la Lega,  se il tema della riforma previdenziale viene banalizzato a livello di dettagli insignificanti, per le pressioni di un partner che purtuttavia 20 anni fa era nato per cambiare un Paese che affondava per l’insipienza e la corruzione di una classe politica, la cui unica preoccupazione era la pratica del compromesso fine a se stesso,  pur di mantenere un mese in più, un giorno in più, o anche un’ora in più la gestione del potere, con l’esito che tutti conosciamo.
A distanza di 20 anni gli amici della Lega hanno avuto una evidente involuzione, diventando  una  tra le forze  più arretrate in termini di cultura politica del nostro Paese, incapace di analisi oggettive e tutta rivolta all’ascolto degli umori del proprio magmatico corpo elettorale.
Non voglio qui ricordare le vergogne del recente passato, a partire dalla guerra delle quote latte, il cui esito  ha scandalizzato giustamente l’Europa, ma non si può soprassedere su questa posizione conservatrice sulle pensioni! Atteso che i diritti quesiti non sono messi in discussione, bisogna rendersi conto  che si tratta di una materia fondamentale per il futuro di un Paese che, senza le necessarie riforme, non  può più  sostenere l’attuale  onere previdenziale, senza condannare alla disoccupazione i nostri giovani, a cui si continua a rubare il futuro.
Avallare la miopia interessata della Lega sarebbe uno scandalo di proporzioni bibliche.
Questo è lo scenario che attende un Paese ultraconservatore, condizionato da corpi economico-sociali animati da spirito protezionistico, il cui unico obiettivo è di mantenere inalterati i propri privilegi di casta, anche nella consapevolezza che, così facendo, l’intero sistema andrà a fondo, come in effetti sta accadendo.
Quello che avremmo già dovuto fare si sarebbe  dovuto iniziare qualche decennio fa,  in concomitanza con l’insorgere del fenomeno della globalizzazione dell’economia mondiale, che invece è stata affrontata con interessato provincialismo dalle nostre invincibili lobby e corporazioni varie e assecondata da un ceto politico di ambo gli schieramenti miope e rinunciatario, se non  addirittura complice.
In questo quadro ci viene offerta una possibilità unica e irripetibile per modernizzare l’Italia e tornare allo spirito del 1994.
Sotto la spinta della crisi mondiale e con gli obblighi imposti dall’UE, possiamo finalmente fare le cose giuste e modernizzare  questo Paese, a condizione di fare gli statisti e non i galoppini elettorali.
Non perdiamo questa opportunità.
L’antipolitica è alimentata soprattutto dalla reazione della gente all’incapacità della classe politica di trovare le giuste soluzioni per il sistema-paese, e non si esorcizza con blandi e poco convincenti tentativi di contenimento dei cosiddetti costi della politica, che purtuttavia si impongono  per ragioni morali,  ma unicamente assumendo le scelte giuste che, anche se impopolari, sono le uniche che servono alla tutela dell’interesse collettivo e che alla fine pagano, anche elettoralmente.
Con l’amicizia di sempre.


                                                                                        Nicola Bono

Le ragioni di un blog

In tempi di deficit di democrazia come quelli che stiamo vivendo, causa l'implosione dei partiti e la riduzione di luoghi di confronto, ho ritenuto opportuno utilizzare l'enorme potenzialità offerta da internet per esprimere le mie opinioni e confrontarmi con chi, come me, sente il bisogno di riflettere sui temi fondamentali della società.
Desidero inaugurare questo blog con un commento alla manovra finanziaria, in queste ore oggetto d'esame da parte del Parlamento Italiano, che mi auguro fortemente possa essere opportunamente quanto radicalmente modificata.